Dal mito alla moda sul filo della conoscenza

11 Aprile 2013
Articolo modificato: 17 Gennaio 2023

Da Sabato 13 a Martedì 16 Aprile si terrà presso il Centro Affari e Convegni di Arezzo la Mostra internazionale dell’oreficeria OROAREZZO 2013.

Il nostro Istituto parteciperà con un progetto dal titolo” DAL MITO ALLA MODA SUL FILO DELLA CONOSCENZA” realizzato dalle Sezioni Desig del Gioiello, Design della Moda e Design della Stampa.

DAL MITO ALLA MODA SUL FILO DELLA CONOSCENZA

Il filo del discorso, il filo del pensiero, il filo della memoria, pensieri aggrovigliati, filo di speranza… il filo d’oro.
Tessere i fili dell’invisibile è un’attività difficile, complessa ma assai interessante.
Dal mito del filo di  Arianna alle relazione del capitale sociale* il passaggio è semplice: il collegamento si basa sul filo della conoscenza, nelle sue infinite estensioni.
Da quando il mito di Arianna venne codificato, l’immagine del labirinto è stata al centro di numerosissime citazioni letterarie e poetiche, protagonista di una vastissima iconografia che si dipana dalla preistoria ininterrottamente fino ad oggi.
Il labirinto è un’idea che, solo in un secondo momento, prende forma estetica attraverso la materia, archetipo che incarna la stessa forza primigenia della natura e si definisce come espressione di un’idea universale e assoluta, metalinguaggio attraverso il quale si trasmette l’indicibile che accompagna l’uomo nel suo tortuoso cammino verso la conoscenza.
Nel “labirinto celeste” dell’antico Egitto, erano sospinte le anime dei trapassati di cui parla Erodoto ed in quel labirinto brilla Iside dea della vita, della bellezza, della natura in rigoglio, sposa e madre.
Potenza del mito femminile che racchiude in sé il ciclo della vita e che la vita protegge attraverso i suoi amuleti: gioielli e tessuti come talismani.
Nella Grecia classica il labirinto diviene viaggio iniziatico, in quel continente interiore nel quale incontriamo Artemide, dea della luna e della castità, cacciatrice infaticabile, prototipo dell’intraprendenza e dell’indipendenza femminile; Afrodite, dea dell’amore, della bellezza, della sensualità; Demetra, divinità della terra coltivata, del grano, dell’ordine costituito.
Il labirinto oggi diviene l’immagine strutturale del sapere: sapere aperto, iter interdisciplinare in movimento dal quale accedere alla libertà di crescere in maniera creativa, progetto che permette di muoversi verso realtà alternative.
All’interno di questa ricerca – storica, iconografica, espressiva e inevitabilmente tecnica che caratterizza il Design – la sperimentazione si è posta come momento privilegiato, evidenziando una teoria dell’Arte il cui carattere è di non essere separabile dal processo creativo, essendo ogni forma un insieme di teoria e pratica, concetto e atto: la materia è sempre assunta in rapporto a qualcosa da fare ed ai mezzi per farla, non è  mai qualcosa di definito, ma una possibilità che si offre all’allievo.
Indagine riflessiva e ricerca creativa hanno generato gioielli, tessuti ed abiti  capaci di proiettare il mito fino ai nostri giorni rendendolo moda.

 

*Il trattato in cui compare il primo, isolato accenno al capitale sociale è un articolo del 1916 seguito da un saggio del 1920 di cui è autore lo statunitense Lyda Judson Hanifan, un riformatore scolastico della Virginia occidentale, che già allora sosteneva che: “il capitale sociale si riferisce a quei beni intangibili che hanno valore più di ogni altro nella vita quotidiana delle persone: precisamente, la buona volontà, l’appartenenza ad organizzazioni, la solidarietà e i rapporti sociali tra individui e famiglie che compongono un’unità sociale”. Una definizione più recente è stata coniata da Jane Jacobs, che la usa in The death and life of great american cities, edito nel 1961, con riferimento alle relazioni interpersonali informali essenziali anche per il funzionamento di società complesse ed altamente organizzate.

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